Chi è alle prese con episodi cronici di acufene si sveglia ogni mattina con la speranza di trovare risposta ad una domanda che diventa praticamente un’ossessione: esistono rimedi davvero efficaci? D’altronde, soffrire di acufeni reiterati e persistenti può essere una condizione invalidante e rendere alcune attività come sonno e concentrazione molto più difficili.
Difficoltà che possono ripercuotersi anche sul proprio benessere mentale, al punto tale da diventare la causa di episodi di ansia e depressione.
Insomma, che si manifesti con un fischio, un ronzio, uno squillo o un fruscìo, convivere con un acufene cronico è davvero frustrante. A maggior ragione perché si tratta di un disturbo sfuggente, difficile da inquadrare dal punto di vista clinico.
La diagnosi, infatti, si basa prevalentemente sulla descrizione del sintomo da parte del paziente e le cause sono perlopiù ignote. Non a caso, qualcuno le chiama allucinazioni uditive perché il fischio può essere sentito soltanto dal paziente.
Discorso diverso per l’acufene pulsante che invece dipende spesso da disfunzioni vascolari e che quindi può trovare un riscontro medico attraverso appositi esami strumentali.
Quali rimedi per l’acufene?
C’è una buona notizia e una cattiva. La cattiva notizia è che – attualmente – non esiste una cura definitiva all’acufene. La buona, invece, è che ci sono diversi approcci riabilitativi in grado di migliorare sensibilmente la convivenza con il rumore.
Tra i trattamenti più accreditati dalla comunità scientifica figura la TRT: acronimo di Tinnitus Retraining Therapy, questo percorso riabilitativo – noto anche come “terapia del suono” – aiuta il cervello ad abituarsi al fischio attraverso una specie di “rieducazione” indotta da un’apposita stimolazione sonora.
A supporto o in alternativa alla TRT, ci sono altri approcci che fanno leva sulla psicologia e sull’accettazione dell’acufene come la terapia cognitivo-comportamentale: in questo caso, il percorso è finalizzato ad intervenire sullo stato emotivo del paziente con l’obiettivo di limitare quel ciclo vizioso di stress e angoscia per cui l’intensità dell’acufene finisce con l’aggravarsi.
In alcune circostanze possono rivelarsi utili anche gli apparecchi acustici.
Apparecchi acustici e acufene: cosa suggerisce la scienza?
Piccola precisazione: non esiste una relazione diretta tra acufene e perdita di udito. Le statistiche riportano che i soggetti affetti da ipoacusia molto spesso devono fare i conti anche con l’acufene. Sebbene si ipotizzi che possano avere delle origini comuni (danni alle cellule ciliate, esposizione prolungata ai rumori ecc.), le due condizioni non sembrano collegate tra loro.
Nonostante l’assenza di una correlazione diretta, alcuni studi suggeriscono possibili benefici derivanti dall’uso degli apparecchi acustici tra i pazienti affetti da acufene cronico. In altre parole: sentire bene sembra limitare l’impatto dell’acufene sulla quotidianità.
Una revisione di ricerche accademiche pubblicata sul Journal of the American Academy of Audiology ha evidenziato esiti contrastanti a riguardo. Circa la metà degli studi presi in osservazione (17 su 29) hanno evidenziato un’influenza positiva degli apparecchi acustici sulla percezione dell’acufene. Sia in combinazione con la TRT, sia senza.
Tuttavia, gli autori di questi studi non sono ancora riusciti a comprendere il meccanismo per cui gli apparecchi acustici aiuterebbero nella gestione dell’acufene.
Ma le ipotesi non mancano.
Perché gli apparecchi acustici potrebbero aiutare?
C’è un filone di pensiero secondo cui i presunti effetti virtuosi degli apparecchi acustici nella gestione dell’acufene sono riconducibili ad una motivazione pratica, facile da intuire: sentire bene aiuta ad accorgersi un po’ meno del fischio.
Secondo questa prospettiva, riuscire a sentire i rumori di sottofondo – quelli sottili, difficili da percepire senza protesi acustiche per chi è alle prese con ipoacusia – permette di arricchire l’ascolto di sfumature sonore in grado di sovrapporsi al fischio, al ronzio o al fruscio che sia.
In quest’ottica, un processo d’ascolto deficitario contribuisce a peggiorare la percezione dell’acufene. Viceversa, riuscire ad avere una buona capacità uditiva limita la percezione del rumore durante le conversazioni, consentendo di ascoltare suoni e voci più agevolmente.
Altro aspetto da considerare: lo stress. È opinione diffusa tra i ricercatori in campo audiologico che lo stress contribuisca ad accentuare frequenza e intensità degli acufeni. Il fatto di non riuscire a sentire bene può contribuire ad accentuare quel senso di frustrazione che – tra le altre cose – alimenta l’acufene.
Da questo punto di vista, indossare apparecchi acustici aiuta a vivere meglio e, di conseguenza, ad essere meno stressati.
Funzionalità anti-acufene degli apparecchi acustici
In seguito ad un’apposita programmazione da parte di un tecnico audioprotesista, alcuni modelli di apparecchi acustici prevedono delle specifiche funzionalità per “allenare” l’udito e attutire l’impatto dell’acufene sulla vita di tutti i giorni.
Si tratta soprattutto di programmi d’ascolto, usufruibili attraverso apposite App, che consentono di perseguire un obiettivo simile a quello della TRT, abituando il cervello a mascherare il fischio con suoni più gradevoli.
Vuoi saperne di più su come gli apparecchi acustici possano limitare il tuo acufene? Prenota un appuntamento gratuito in sede.